Questa è una di quelle domande che mi vengono poste di continuo. E mi fa davvero piacere, perché far chiarezza su questi temi aiuta i miei pazienti a capire meglio quello che faccio per loro e per le loro famiglie.
In primis chiropratici e osteopati non sono professioni contrapposte ma bensì complementari. Quando in possesso di titoli validi e di quella passione che spinge il professionista ad eccellere, entrambe mirano ad aiutare il paziente in difficoltà lavorando sul sistema muscoloscheletrico. Io stesso ho avuto modo di essere trattato da un amico osteopata inglese più volte con grande beneficio!
È difficile dare una risposta semplice alla domanda "che differenza c'è tra un chiropratico e un osteopata?". Le due professioni hanno storie diverse, approcci diversi, ethos diversi e percorsi educativi diversi. Inoltre anche tra professionisti che condividono il titolo, il modo di lavorare può essere spesso molto diverso. All'interno della chiropratica ci sono molte tecniche e modalità di trattamento. La mia professione è sicuramente basata sulla scienza, ma ha anche un aspetto di arte, che rende il lavoro poco standardizzabile.
Iniziamo dalla storia di queste due professioni che è in parte comune. Infatti il fondatore dell'osteopatia, il Dr Still, e il fondatore della chiropratica, il Dr. Palmer, si conoscevano bene e frequentavano corsi e cerchie comuni.
Il Dr Still era un medico e dichiara la nascita della osteopatia nel 1890. Still era scontento delle pratiche della medicina di allora che, diversamente da oggi, di scientifico avevano molto poco. Perse la moglie e due figli per malattia e ciò lo spinse ancor di più nella sua ricerca a metodi di trattamento più efficaci. Nella sua pratica inserì elementi di medicina manuale, ma anche pratiche olistiche e naturopatiche. Il principio cardine era che una alterata circolazione del sangue fosse alla base dei problemi del corpo.
La chiropratica viene fondata nel 1895 dal Dr. Palmer, che non era medico ma da sempre praticava terapie curative dell'epoca. La storia ci dice che a seguito di un aggiustamento vertebrale un paziente fu guarito dalla sua parziale sordità e così il Dr. Palmer iniziò a studiare e perfezionare l'approccio chiropratico. Il principio cardine della chiropratica, ancora oggi, è che una interferenza nel sistema neurologico, a livello spinale, può causare disfunzione e alterare i sottili meccanismi del corpo.
Da un punto di vista legislativo in Italia entrambe le professioni sono state riconosciute dalla legge Lorenzin (legge 3/2018 articolo 7 comma 1 e 2) come professioni sanitarie. Inoltre la chiropratica vanta anche un'altra legge (legge finanziaria 2008 articolo 2 comma 355). In Italia manca un percorso universitario per entrambe le professioni e ciò non aiuta il pieno riconoscimento professionale.
L'unico modo per diventare chiropratico è di frequentare una delle università accreditate dal Council on Chiropractic Education (CCE) e fare una laurea magistrale di almeno 5 anni full-time. Bisogno anche fare un anno di praticantato nella clinica dell'ateneo seguiti passo passo da tutor esperti. Dunque solo le università accreditate possono formare professionisti con il titolo di Doctor of Chiropractic. Visto che in Italia non ci sono corsi universitari gli studenti che vogliono conseguire una laurea in chiropratica devono andare all'estero; in Europa ci sono università e college in Inghilterra, in Galles, in Spagna, in Francia, in Danimarca e in Svizzera.
In Italia per gli osteopati ci sono corsi privati non riconosciuti dal ministero della istruzione. Le scuole osteopatiche che offrono corsi part-time in Italia sono tante quanto è variegata la qualità dei corsi offerti. Questo non aiuta la professione osteopatica a proliferare in maniera organica, proprio perché c'è una tale differenza nella formazione offerta da non garantire consistenza nella preparazione dei professionisti.
All'estero, in Inghilterra ad esempio, le scuole osteopatiche offrono corsi di laurea universitari di 5 anni full-time scrutinati da organi che accreditano i corsi a livello nazionale proprio come succede per la chiropratica. In Italia al momento ci sono 2 corsi full-time in osteopatia sul modello dei programmi inglesi che offrono a mio avviso un ottimo standard educativo e formano professionisti di grande spessore.
Accennavo prima al fatto che all'interno delle rispettive professioni il modo di lavorare può essere molto diverso. Tuttavia nel mondo chiropratico vi è una certa omogeneità dovuta al fatto che i programmi scolastici sono uguali per tutte le università, dunque la preparazione di base è la stessa per tutti.
In Italia chi accede ai corsi di osteopatia sono fisioterapisti, massofisioterapisti o scienze motorie che hanno un percorso di studi precedente e ciò può costituire un ulteriore fattore di poca omogeneità nella professione. La relativa facilità di arrivare a un diploma di osteopata rispetto a una laurea in chiropratica ha fatto sì che in Italia ci sono circa dodici mila osteopati rispetto ai circa cinquecento chiropratici in Italia oggi.
Entrambe le professioni si occupano di aiutare il paziente a risolvere sintomatologie di origine muscolo scheletrica. Gli approcci sono molto diversi ed è difficile generalizzare quando ci sono molte variabili tra gli stessi professionisti.
Il cardine della chiropratica è da sempre la manipolazione vertebrale, che è chiamata adjustment, o aggiustamento in italiano. Muovendo una articolazione disfunzionale aiutiamo il corpo a ritrovare un equilibrio funzionale migliore che aiuta il sistema nervoso a funzionare meglio.
Spesso gli osteopati usano tecniche viscerali o craniosacrali, più "dolci "in un certo senso ma comunque non meno efficaci. Di recente, in molte scuole di osteopatia, vengono insegnate tecniche chiropratiche per la loro efficacia anche se storicamente l'aspetto manipolativo degli osteopati viene dalla scuola manuale francese.
Concludo dicendo che la scelta di orientarsi tra le due professioni spetta al paziente, e aldilà di aspetti tecnici o formativi rimane importantissima la sensazione di empatia che si instaura tra professionista e paziente. Questo è un processo molto personale e che spesso si avverte subito, "a pelle" e che a mio avviso costituisce uno dei cardini per la guarigione del paziente.
Diquigiovanni Alessandro
Doctor of Chiropratic (UK)